| Il buon Giuseppe (Giusti) lo dedicò a Talleyrand, io invece lo dedico a Giggino e al suo comparuzzo Matteo
Il Brindisi di Girella di Giuseppe Giusti Dedicato al signor di Talleyrand buon'anima sua
Girella (emerito Di molto merito), Sbrigliando a tavola L’umor faceto, Perde la bussola E l’alfabeto;
E nel trincare Cantando un brindisi, Della sua cronaca Particolare Gli uscì di bocca La filastrocca.
Viva Arlecchini E burattini Grossi e piccini: Viva le maschere D’ogni paese; Le Giunte, i Club, i Principi e le Chiese.
Da tutti questi Con mezzi onesti, Barcamenandomi Tra il vecchio e il nuovo, Buscai da vivere, Da farmi il covo. La gente ferma,
Piena di scrupoli, Non sa coll’anima Giocar di scherma; Non ha pietanza Dalla Finanza.
Viva Arlecchini E burattini; Viva i quattrini! Viva le maschere D’ogni paese, Le imposizioni e l’ultimo del mese.
Io, nelle scosse Delle sommosse, Tenni, per ancora D’ogni burrasca, Da dieci o dodici Coccarde in tasca. Se cadde il Prete,
Io feci l’ateo, Rubando lampade, Cristi e pianete, Case e poderi Di monasteri.
Viva Arlecchini E burattini, E Giacobini; Viva le maschere D’ogni paese, Loreto e la Repubblica francese.
Se poi la coda Tornò di moda, Ligio al Pontefice E al mio Sovrano, Alzai patiboli Da buon cristiano. La roba presa Non fece ostacolo; Ché col difendere Corona e Chiesa, Non resi mai Quel che rubai.
Viva Arlecchini E burattini, E birichini; Briganti e maschere D’ogni paese, Chi processò, chi prese e chi non rese.
Quando ho stampato, Ho celebrato E troni e popoli, E paci e guerre; Luigi, l’Albero, Pitt, Robespierre, Napoleone, Pio sesto e settimo, Murat, Fra Diavolo, Il Re Nasone, Mosca e Marengo; E me ne tengo.
Viva Arlecchini E burattini, E Ghibellini, E Guelfi, e maschere D’ogni paese; Evviva chi salì, viva chi scese.
Quando tornò Lo statu quo, Feci baldorie; Staccai cavalli, Mutai le statue Sui piedistalli. E adagio adagio Tra l’onde e i vortici, Su queste tavole Del gran naufragio, Gridando evviva Chiappai la riva.
Viva Arlecchini E burattini; Viva gl’inchini, Viva le maschere D’ogni paese, Viva il gergo d’allora e chi l’intese.
Quando volea (Che bell’idea!) Uscito il secolo Fuor de’ minori, Levar l’incomodo Ai suoi tutori, Fruttò il carbone, Saputo vendere, Al cor di Cesare D’un mio padrone Titol di Re, E il nastro a me.
Viva Arlecchini E burattini E pasticcini; Viva le maschere D’ogni paese, La candela di sego e chi l’accese.
Dal trenta in poi, A dirla a voi, Alzo alle nuvole Le tre giornate, Lodo di Modena Le spacconate; Leggo giornali Di tutti i generi; Piango l’Italia Coi liberali; E se mi torna, Ne dico corna.
Viva Arlecchini E burattini, E il Re Chiappini; Viva le maschere D’ogni paese, La Carta, i tre colori e il crimen laesae.
Ora son vecchio; Ma coll’orecchio Per abitudine E per trastullo, Certi vocaboli Pigliando a frullo, Placidamente Qua e là m’esercito; E sotto l’egida Del Presidente Godo il papato Di pensionato.
Viva Arlecchini E burattini, E teste fini; Viva le maschere D’ogni paese, Viva chi sa tener l’orecchie tese.
Quante cadute Si son vedute! Chi perse il credito, Chi perse il fiato, Chi la collottola E chi lo Stato. Ma capofitti Cascaron gli asini; Noi valentuomini Siam sempre ritti, Mangiando i frutti Del mal di tutti.
Viva Arlecchini E burattini, E gl’indovini; Viva le maschere D’ogni paese. Viva Brighella che ci fa le spese.
(1840)
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